Vaccari:`Il rugby rispecchia i valori dello sport`
fonte www.datasport.it
27/09/2006
(AGM-DS) - Brescia, 27 settembre - Ha smesso di gicoare a maggio Paolo Vaccari, ma il suo amore per il rugby e` vivo e piu` grande di prima. Nato a Brescia il 15 gennaio 1971, ha esordito con il Calvisano nel 1987, ma nel suo palmares ci sono due scudetti e due coppe Italia, equamente divisi tra Calvisano e Milano. Nazionale azzurro, proprio con la maglia della squadra bresciana ha giocato al Brianteo di Monza la sua ultima partita ufficiale, perdendo la finale di campionato contro il Benetton Treviso.
A Datasport si racconta e racconta come vive il rugby da quando ha appeso… l’ovale al chiodo.
”Mi sono totalmente estraniato. Mi sono messo a fare l’architetto a ritmi forsennati. Il rugby e` una parte meravigliosa della mia vita, dalla quale e` difficile distaccarsi. Meglio cosi` entrare a duemila all’ora nel nuovo mondo che mi aspetta, meglio staccarsi subito da quellohe conosco cosi` bene. Io ho vissuto tutto con il cuore, non puoi pensare di cambiare vita da un giorno con l’altro e dimenticare tutto. Ora preferisco vivere il distacco cosi`, in questo modo, poi quando mi sara` passata vedremo, anche se sara` comunque difficile da mandare giu`. Per un certo periodo mi voglio impegnare sulle cose importanti per me come la mia famiglia e la mia nuova professione”.
Torniamo all’ultima partita del Brianteo… ”E’ stata una partita diciamo cosi`… ‘rocambolesca’… Ricordo il dispiacere per aver perso, rimane solo quello, il risultato negativo. La scaramuccia finale non mi ha colpito piu` di tanto, non e` stata, almeno per me, nulla di particolare. E’ stato solo un peccato avere perso una gara che si poteva vincere”.
Segui ancora il rugby? ”Quando posso vado a vedere qualche allenamento, ma quest’anno seguo poco, da giugno sara` capitato due volte. Di partite non ne ho viste. Vedo solo con immenso piacere che finora Calvisano le ha vinte tutte e tre e che da quanto mi dicono la squadra sta giocando molto bene”.
Sulla Nazionale: ”Personalmente, da quello che sento, Berbizier sta facendo un lavoro intenso e mirato alla Coppa del Mondo 2007. Un lavoro puntiglioso, che segue tutti gli atleti e un atleta deve sentirsi il piu` importante possibile. Ritengo che abbia in mano del buon materiale”.
Ma come e` cambiato il rugby da quando hai cominciato a oggi, che hai smesso?
”Con tutti i pro e i contro, ci sono stati grandi cambiamenti, passando dal puro dilettantismo al semiprofessionismo. Certo quando si cambia ci sono sempre strascichi negativi e conseguenze positive, comunque e` una cosa che va tenuta d’occhio. Questo spirito e senso d’appartenenza al rugby d’elite va dimostrato ogni volta e non puo` considerarsi acquisito. In molti casi alcune partecipazioni a manifestazioni di un certo livello non rispecchiano il reale andamento del rugby italiano”.
C’e` anche spazio per qualche stoccata al mondo del calcio: ”Sicuramente l’Italia e` un paese legato al calcio, dove su un rutto di un giocatore se ne parla per venti giorni, ma quello e` uno sport che chiama gli sponsor. Io pensavo che con ‘calciopoli’ magari anche le altre discipline prendessero un po’ piu` piede, invece forse c’e` stato solo qualche rallentamento all’inizio, ma subito dopo c’e` stata una nuova ripresa. L’unica cosa che e` cambiata e` che adesso purtroppo la mia Juventus e` in B, ma anche di questo gliene frega poco a tutti. Comunque sotto ci sono troppi interessi economici. Si tratta di una finta pulizia che non ha pulito nulla. Dal punto di vista della morale e dell’educazione allo sport penso che il rugby dovrebbe avere molto piu` spazio. Il nostro e` un movimento importante dal punto di vista sportivo e sociale e rispecchia molto di piu` alcuni veri valori rispetto al calcio. Anche per questo spero che possa ottenere palcoscenici piu` importanti”.
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