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COSA RIMANE DELLA CULTURA DEL RUGBY?
17/11/2005

Non è facile spiegare , a chi non conosce l’essenza della disciplina della palla ovale e che vive in un paese dove il calcio ha creato una mentalità, che ben poco ha a che fare con l’etimologia della parola “sport”. Il rugby non deve costruire degli idoli per le folle: nel rugby è la squadra che conta, un gruppo di persone amiche che si stimano e si rispettano e che sanno di comporre una identità. Una identità che rappresenta l’ambiente dove si vive, il colore della maglia e soprattutto la gioia di andare in campo e divertirsi. Non si gioca a rugby per il pubblico, ma se divertendosi si arriva anche a divertire, allora c’è la partecipazione della folla che si sente rappresentata. Sapere che quando si passa la palla all’indietro, c’è il compagno che la prende, significa certezza che puoi contare sul gruppo, come quando vieni bloccato dagli avversari e ricevi immediato il sostegno. Guadagnare tutti insieme il terreno avversario ed insieme, liberare un compagno per la meta, è grande gioco di squadra ed è la squadra che ha segnato il punto. Tutto questo è frutto di allenamenti, sacrifici e grande umiltà e soprattutto di un grande amore per un gioco che ti insegna ad affrontare la vita nelle difficoltà, sapendo però, che puoi contare sul gruppo che con te ha condiviso la lotta in campo, la vittoria o la sconfitta negli spogliatoi , la birra nei terzi tempi ed il rispetto degli avversari.
Questo spirito è minacciato. Il rugby in Italia stà assumendo la veste del professionismo, il quale chiede solo ed unicamente la vittoria. Il professionismo incide, sempre più, sui costi per i campionati e quindi la necessità di Sponsor, che chiedono visibilità pubblicitaria anche con le vittorie in campo. Per un rugby moderno, si deve accettare anche questo, ma lo spirito che ha costruito l’amore per questa disciplina, potrà accetterà questa condizione, ma non in campo, non nel terzo tempo e non altererà l’insegnamento di vita che accompagnerà chi ha praticato questo sport a qualsiasi livello. La vera cultura del rugby, sopravvive nei paesi, dove il gioco della palla ovale nasce e cresce nelle scuole. In Italia succede l’operazione inversa, occorre andare nelle scuole per far conoscere e crescere il rugby.

Gianni Zanasi


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